di Massimo Gallo
Da questa stagione il Top 10 dice addio alle dirette streaming: la decisione è stata comunicata (non concordata) alle società nel corso di una riunione dieci giorni fa. C’era il presidente Innocenti, il vice Morelli, il capo della comunicazione Andrea Cimbrico e Claudio Tinari, ex presidente della Capitolina Rugby. A comunicare la novità alle società presenti (mancava solo Mogliano) è stato quest’ultimo, indicato come il “consulente per i diritti televisivi”. Quindi una figura esterna alla Federazione, che parla direttamente con le società, scavalcando ogni possibile figura presente in Curva Nord. Tinari ha spiegato che il Top10 offre uno spettacolo poco attraente, che diventa al disotto degli standard di decenza, ripreso con due telecamere e una produzione non all’altezza. Quindi ha proposto la soluzione: non lo riprendiamo più! O meglio riprendiamo una sola partita a settimana con 5 telecamere mentre tutte le altre le ignoriamo. Se poi le società vogliono attrezzarsi autonomamente sono libere di farlo e di trasmettere la partita sui loro canali social, accollandosene i costi, secondo standard che però imporrà la Federazione. Di fatto con il budget di partite se ne produce una sola che poi viene messa in onda dalla Rai.
Fermi tutti ora però! Ci risulta che Tinari sia il consulente che deve agevolare la cessione dei diritti televisivi. Insomma è pagato per consentire alla Fir di incassare qualche euro dalla vendita del proprio prodotto. E invece scopriamo che la Federazione spende dei soldi per cedere alla Rai (a questo punto immaginiamo gratuitamente) i diritti del campionato di Top10! Vorremo essere smentiti! Ora potremmo infierire ma poi passiamo per quelli che vogliono distruggere. E allora con calma proviamo a spiegare perchè la scelta è folle. Se un prodotto non ‘tira’ si trova il modo di migliorarlo, nascondere la polvere sotto al tappeto, non serve. Presumiamo che ogni settimana sarà proposto il big-match, quindi è ovvio che ci sarà una disparità di trattamento tra le big e le piccole. Ma non finisce qui: Tinari ha spiegato, come già accennato, che le società possono comunque riprendere e trasmettere autonomamente sui loro profili social, anche con una sola telecamera: nei fatti una contraddizione. Se uno spettacolo non è all’altezza non andrebbe trasmesso né sui social Fir, né sui social delle singole società. Inoltre i club hanno la facoltà di riprendere e mettere in onda (non l’obbligo), ma devono inviare alla Fir gli highlights della gara. Dunque non hanno l’obbligo di riprendere ma hanno l’obbligo di mandare la partita alla Federazione. Qualcosa continua a non tornare. Secondo ultimi chiarimenti raccolti, le riprese (ripetiamo: facoltative) dovranno essere fatte seguendo standard minimi che indicherà la Fir, la quale su richiesta potrà anche consigliare il service più adatto, fermo restando che i costi rimarranno a carico delle società. C’è un altro aspetto che ci incuriosisce: la videoanalisi. Fino ad ora, le produzioni, garantivano la possibilità di avere un file di qualità su cui lavorare. La Federazione garantiva un suo servizio di tagli con i videoanalist delle accademie coordinati da Simonluca Pistore, ma anche le singole società si organizzavano autonomamente, spesso appoggiandosi ad una piattaforma di condivisione sviluppata da Franchino Properzi. La domanda che ci facciamo è semplice: senza un soggetto terzo che garantisca il file, le società metteranno a disposizione la partita in condivisione? L’esperienza ci fa essere pessimisti. Come spiegato non è un obbligo riprendere e condividere. Pure se lo fosse, le sanzioni non potrebbero mai colpire la parte sportiva. Sei anni fa con matchshare, che qualcuno ricorda, era il caos: partite caricate il martedì, file tagliati ad hoc per far ‘sparire’ nuove giocate, scuse di ogni tipo per tardare la pubblicazione o evitarla. Insomma: non un passo indietro ma almeno 6, come gli anni che ci dividono dall’ultimo campionato senza telecamere.
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