Abbiamo riflettuto a lungo prima di scrivere queste poche righe, soprattuto sul rischio di dare spazio ad un episodio spiacevole che andrebbe solo archiviato. Ma, come spesso abbiamo sottolineato, serve a poco mettere la polvere sotto al tappeto. L’intervista rilasciata da Roberto Manghi al resto del Carlino è stata commentata da più parti, con risultati più o meno identici: se ha le prove della malafede dell’arbitro di Rovigo – Valorugby, le tiri fuori, altrimenti ha perso l’occasione per tacere. Perché Manghi ha detto “non voglio accusare nessuno” ma poi lo ha fatto utilizzando anche il termine “ladrata”.
Tutti sono stati concordi nell’affermare che l’uscita del tecnico, abbia ricalcato le caratteristiche di quelle di un allenatore della palla a sfera: perdo, me la prendo con l’arbitro. Noi vorremmo aggiungere alcuni dettagli. Il primo: Manghi ha inviato alcune clip ai vertici arbitrali per sottolineare mancanze e errori. A noi risulta, ma siamo pronti a rimangiarci tutto e a dare spazio allo stesso Manghi se lo ritiene opportuno, che i quesiti siano stati girati a Word Rugby e che l’organismo internazionale, nella maggioranza dei casi, abbia dato ragione all’arbitro, reputando corrette le decisioni.
Detto questo però ci piacerebbe capire perché Roberto Manghi se la prenda con gli arbitri (non è la prima volta che accade) invece di capire cosa non va nella sua squadra e nella sua conduzione tecnica. Perché le cose ce le dobbiamo dire tutte: la società emiliana è tra quelle più ricche del Top Ten. In squadra ha top player che incassano assegni interessanti a fine mese. Se vuole un giocatore di un qualsiasi altro club italiano, di norma se lo va a prendere proponendo contratti piuttosto interessanti.
Insomma: non parliamo di una squadra che deve fare i conti con il centesimo. Di fatto Manghi ad ogni sessione di mercato chiede e viene accontentato. Spesso, anzi, il mercato lo fa in prima persona. Addirittura da qualche anno il club ha cambiato nome da Reggio Emilia a Valorugby, proponendosi come franchigia sul territorio. Insomma un progetto piuttosto importante.
A fronte di questi investimenti registriamo tre play off (due volte da quarta e una da terza), sempre eliminato in semifinale e una Coppa Italia vinta contro Valsugana. Pochino per un club che ha un budget importante. Il bilancio, sotto il punto di vista dei risultati, a noi sembra deficitario e le motivazioni possono essere le più disparate, tra le quali possiamo tranquillamente mettere la conduzione tecnica. Non pensiamo sia l’unica componente che deve fare un mea culpa ma nemmeno possiamo pensare che proprio l’allenatore scarichi le responsabilità parlando di arbitri.
Anche perché secondo Manghi, l’arbitro della gara Manuel Bottino, ha iniziato a fischiargli tutto contro sul 19 a 3. Secondo la sua convinzione un arbitro prima ti fa scappare via con il punteggio, poi ti penalizza per permettere agli avversari di colmare il gap. Dunque, ammesso e non concesso che ci sia stata malafede, l’arbitro si è ricordato di favorire Rovigo solo sul 19 a 3, esponendosi così a sospetti. La teoria fa acqua da tutte le parti.
Aggiungiamo che il solo sospetto appare offensivo prima nei confronti dell’uomo che per professione fa il poliziotto ed è dunque per definizione rispettoso delle regole, quindi all’arbitro che avrebbe dovuto penalizzare il Valorugby per una non meglio chiara finalità. Avremmo capito se Manghi avesse detto che Bottino non capisce di rugby e che non è un arbitro di alto livello. Era un’opinione rispettabilissima, ma dare del disonesto ci sembra troppo.
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