Ieri in pompa magna è stato annunciato con un comunicato stampa, che la Fir ha siglato una convenzione con il comune di Palermo per la gestione dei campi “Malvagno”. Tutto ratificato dal Consiglio Federale di sabato scorso, quello che all’ordine del giorno aveva tanti temi interessanti e sui cui invece i comunicati latitano. Premessa: non stiamo buttando a mare un risultato meritorio della Federazione e della Commissione sud, stiamo solo analizzando quanto è stato comunicato.
Dunque dal comunicato, che potete leggere qui, vi riportiamo integralmente:
“un polo di riferimento per l’intero rugby italiano con la nascita di un Centro Federale deliberata dal Consiglio FIR riunito in videoconferenza nella giornata di sabato 23 luglio.
Dieci mesi dopo aver ottenuto dal Comune di Palermo l’opportunità di gestire e riqualificare uno degli impianti storici del capoluogo siciliano, dedicandolo interamente al rugby e garantendo alle Società del territorio finalmente una casa dove svolgere la propria attività, la governance della Federazione Italiana Rugby conferma in modo concreto il proprio impegno al rilancio del Gioco nel nostro Meridione affiancando il “Malvagno” alla “Cittadella del Rugby” di Parma.
Il Centro Federale di Palermo opererà in primo luogo ospitando l’attività dei Club del palermitano, offrendo al contempo al Comitato Siciliano ed a tutti i Comitati del Meridione un impianto che – anche attraverso le opere di riqualificazione e sviluppo che FIR garantirà nel corso della concessione – sarà in grado di accogliere attività di Selezione regionali, manifestazioni di promozione e sviluppo, raduni delle Squadre NazionalI FIR in vista di impegni internazionali”.
Chi legge non puo’ sbagliarsi, capisce una cosa precisa, che i campi di Malvagno saranno trasformarti nella “Parma del sud”, con tribune, palestre, omologazione per gli incontri internazionali, Nazionali che vanno e che vengono. Il dubbio che viene però è che il Presidente, soffrendo della sindrome da accerchiamento e volendo dimostrare a tutti i costi che il Sud sia in cima ai suoi pensieri, si sia spinto troppo in là.
I campi di Malvagno, ad oggi, praticamente non esistono. Dalle foto di aprile scorso, che potete vedere allegate all’articolo del sito Le vie dei tesori che potete leggere qui, l’area è fatiscente e abbandonata. Per rendere questa struttura, la “Cittadella di Parma” del Sud, bisognerebbe investire svariati milioni che finanzierebbero lavori piuttosto lunghi. Qual e’ la cifra richiesta al Credito Sportivo? E’ l’unico dato che manca nel comunicato.
E allora per ovviare a questo autogol comunicativo, vi spieghiamo noi l’esatta portata dell’operazione. A Palermo ci sono due società che non hanno una casa, le quali hanno chiesto alla Federazione un aiuto (non la Cittadella) per fare attività. La Federazione, ecco l’opera meritoria che riconosciamo ad Innocenti, si è attivata per colmare questa mancanza. Quindi ha firmato la convenzione e ha chiesto la somma necessaria al Credito Sportivo per rendere il Malvagno ‘presentabile’.
Da qui a parlare di Cittadella, ne passa qualche milione di euro e il tempo necessario per i lavori. Tempo che di fatto non c’è considerato che la convenzione scade nel 2030 e anche su questo rimaniamo un po’ perplessi. Ora, posto che i soldi per riqualificare l’area ce li mette la Fir, non sarebbe stato opportuno chiedere al Comune un impegno più lungo? Il rischio è che tra 8 anni il Comune possa riappropriarsi della struttura o riassegnarla a fronte di un canone: sarebbe una beffa.
Non vogliamo dare consigli e non mettiamo in dubbio le capacità di chi gestisce la comunicazione, però ogni giorno si scende un gradino. Non si puo’ lasciare il pallino della comunicazione nelle mani del presidente federale che esterna secondo gli umori ‘della piazza”, oseremmo dire della piazza virtuale. E sappiamo, anche per esperienze professionali, che non è semplice far passare alcuni concetti con il capo, ma così si sta toccando davvero il fondo.
Ormai il Consiglio Federale è una riunione tra carbonari, le conferenze stampa dei comizi del presidente, le interviste solo agli amici. Non che ne sentiamo il bisogno: preferiamo sapere cosa dice il presidente nelle segrete stanze, poiché lo consideriamo più interessante. Ma a tanto Gavazzi non era arrivato: ti convocava, non ti dava risposte e ti ‘strigliava’, poi ognuno rimaneva della sua idea. Però dalla chiacchierata qualcosa di buono usciva sempre, sia per lui sia per chi provava a metterlo in difficoltà.
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