Gaudeamus, abbiamo il Sei Nazioni… de noantri! Da oggi anche la Fir ha il suo Torneo a inviti… e che inviti! Galles? Irlanda? Sudafrica? Ma no, cari signori, dalle parti della Curva Nord dell’Olimpico si punta molto, ma molto più in alto! Passateci il gioco di parole: dall’Olimpico all’Olimpo dell’oval palla italica.
Di cosa parliamo? Della Serie A Élite Cup (fantasia sempre alle stelle), il campionato a inviti della Federazione italiana rugby. È quanto deduciamo leggendo il verbale della riunione che si è tenuta lo scorso 7 luglio a Vicenza tra i vertici Fir e alcuni club della Serie A Élite.
A spiegare la formula del torneo il vicepresidente della Fir, Antonio Luisi, il quale ha chiarito che al campionato “sono invitate le 9 squadre della Serie A Élite. Viene confermato che nel caso una società non si iscriva le verrà decurtato il contributo FIR di Euro 30.000″. Quindi, un torneo a inviti, al quale se non partecipi ti tolgo 30mila euro di contributo, che invece dovresti percepire per il fatto che partecipi al campionato principale.
Ma non finisce qui, perché leggendo il documento si scopre che, in caso di forfait dei club del massimo campionato “il CF può invitare altre squadre che ne hanno fatto richiesta”. Traduzione: al posto di Valorugby, Viadana e, ci risulta, Petrarca e Rovigo, con Mogliano ancora in forse, parteciperanno Treviso e Zebre, oltre al Parabiago e chissà chi altro. Luisi ha poi spiegato che “La partecipazione dei giocatori è libera. Non bisogna presentare liste separate”. Su questo evitiamo commenti: li lasciamo a quelli bravi. Luisi ha anche sottolineato che potranno essere utilizzati giocatori di altre società “presentando alla FIR, almeno 10 giorni prima dell’ inizio del campionato, un progetto tecnico che gli permetta di utilizzare giocatori dei club afferenti al progetto, nelle partite del solo campionato Serie A Élite Cup”.
L’idea in sé non è malvagia, dobbiamo essere onesti, ma la sua applicazione è da brividi. Pensare a metà luglio di “costruire” progetti tecnici ci sembra pura follia, se non aggregazioni d’interessi (federali) già in essere e che scopriremo più avanti. Le liste “aperte” è quanto di più lontano dallo spirito del campionato, che sarebbe dovuto servire a far crescere coloro che hanno meno spazio. Insomma: una cosa né carne né pesce, di cui non si avvertiva proprio il bisogno.
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