I permit della discordia, è la terza puntata del ciclo, avviato la settimana scorsa, sulla scorta dei verbali di cui Pianetatarugby.it è venuto in possesso, inerenti le riunioni dei club del massimo campionato tra giugno e ottobre 2022 e che hanno alla fine prodotto la rottura tra Federazione e società. Oggi ci occupiamo della vicenda permit che, secondo la narrazione ufficiale, hanno sempre rappresentato un problema per i club. In realtà le cose non stanno come appaiono.
Facciamo anche in questo caso un passo indietro e ricordiamo le risultanze della riunione di Verona del giugno 2021. In quell’occasione fu sottolineato che il massimo campionato entrava a far parte a pieno titolo nell’Alto livello della federazione, anche sotto il punto di vista della formazione. In tanti ricordano che i club accolsero con favore il cambio di passo, convinti che sarebbero stati coinvolti nei processi decisionali. A distanza di un anno da quella riunione però la luna di miele tra club e Innocenti è minata dalle scelte unilaterali della Fir, ma non del tutto finita e le società provano a ricucire lo strappo determinato da decisione mai condivise.
Nella riunione del giugno 2022, le società ribadiscono i buoni propositi: “Si è preso coscienza del desiderio e della necessità che tutte le Società auspichino una forma associativa per poter meglio gestire le comuni problematiche delle Società di Eccellenza”, scrivono nel verbale, nel quale poi vengono individuati i temi da sottoporre a Fir, tra cui “La problematica costituzione di 2 formazioni Under 23 presso le Franchigie che toglierebbe giocatori importantissimi per l’attività dell’Eccellenza”. Insomma: le società vedono negativamente l’orientamento della federazione di sottrarre i migliori prospetti del movimento al massimo campionato, per mandarli tutti con le squadre di URC.
La posizione viene ribadita in maniera più netta e con motivazioni precise, nella riunione del 5 luglio: “La costituzione di un gruppo Under 23 presso le Franchigie potrebbero lasciare intendere che le squadre di Eccellenza non siano in grado, o attrezzate, per partecipare attivamente alla costruzione di giovani giocatori. È questa l’opinione della FIR? Si considera problematico alimentare l’attività di un campionato di Eccellenza senza poter usufruire dei migliori prodotti giovanili”.
Le carte iniziano a scoprirsi: i club si sentono messi da parte, giudicati non in grado di formare giocatori, in contraddizione rispetto a quanto affermato nella riunione di Verona dell’anno prima, che invece faceva intendere la volontà di coinvolgere le società nell’alto livello e nella formazione degli atleti. Così come si evince da quanto scritto nel verbale della riunione del 20 luglio: “La costituzione di due formazioni U23 presso le franchigie toglie inevitabilmente alle società di Top 10 la possibilità di tesserare e di formare rugbysticamente i migliori giovani italiani”.
Si arriva al primo confronto durante il quale, a fine luglio, i club illustrano il loro scetticismo alla Fir spiegato che “la sensazione, percepita dalle Società, di venire considerate non idonee alla formazione dei giovani. È stato sottolineato che il rugby italiano è l’unico movimento che si prefigge di far convivere sia le franchigie e contemporaneamente un campionato di alto livello. È stata ribadita l’impossibilità per le squadre di Eccellenza di alimentare le proprie rose nei prossimi anni se dovessero rimanere due gruppi U23 presso le franchigie”. La Fir prova a rassicurare i club senza dare molti dettagli, dal verbale emerge che “da parte FIR è stata assicurata la drastica diminuzione (non sono stati specificati i tempi) del numero di giocatori aggregabili alle due franchigie che comunque sono stati quantificati in qualche unità”.
Si arriva al 21 settembre 2022, praticamente alla vigilia dell’inizio del campionato. In buona sostanza quasi tutto il gruppo under 23, in uscita dalla under 20, viene tesserato in parte con le Zebre in parte con Treviso. I club hanno visto disattese le loro richieste. Sono fuori dalla formazione. Ma ecco il colpo di scena: alla fine sono pochissimi i ragazzi che davvero sono pronti per l’alto livello (e non potrebbe essere altrimenti), il restate ha bisogno di giocare e la Fir chiede ai club di prenderli. L’80% delle società fa melina: le rose sono pronte, l’attività iniziata e diventa difficile inserire giocatori a cui dare minutaggio a scapito di altri che sono stati scelti e a cui viene assicurato un ingaggio.
Nella riunione numero 8 i club mettono a verbale che “le Società considerano essere un punto fermo, già confermato dal Presidente Federale, che i giocatori annunciati o tesserati con le Franchigie o con le Accademie delle Franchigie non potranno essere schierati nel Campionato Top 10”. In pratica è successo che i giocatori non sono dei club, non vivono il club, non sono a disposizione del club, ma la Fir vuole “parcheggiarli” al club. Si capovolge il vecchio schema: se prima i migliori ragazzi under 23 venivano adocchiati dai club, si tesseravano con i club e poi venivano ‘prestati’ all’occorrenza alle Franchigie, il nuovo modello prevede le priorità ribaltate. I ragazzi sono gestiti dalla Fir e dalle Franchigie, se non servono vanno ai club a fare minutaggio. Come se i club fossero tutti di proprietà Fir e che ne potesse disporre a piacimento.
I rapporti si raffreddano, la Fir inizia ad allontanarsi dai club e club si allontanano dalla federazione, anche in virtù di altri temi su cui non ricevono risposte o ascolto. Come è stata gestita la questione degli under 23 l’anno scorso è noto, come è annunciata la gestione in questa stagione è pure peggio, con un campionato farlocca che non ha accontentato nessuno e che è stato aperto, alla fine, a tutti con liste aperte e partecipazioni monche.
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