Il Tribunale Federale ha pubblicato le motivazioni che hanno portato alla squalifica per tre mesi di Fulvio Lorigiola tesserato del Petrarca Padova e suo legale. Ve le lasciamo leggere, basta cliccare qui, noi lo abbiamo già fatto e ci sovvengono alcune considerazioni. La prima: come spiegato qui, Fulvio Lorigiola è stato interdetto per aver violato gli articoli 20.2 e 24.1 lett. a del Regolamento di Giustizia Sportiva. Quindi per aver rivelato il contenuto di un procedimento in corso (quello riguardante il ricorso sui 60 squalificati, peraltro su una vicenda che, ben prima di questo procedimento, ha fatto il giro del globo mediatico facendo danni alla reputazione del rugby) e per non aver prodotto i documenti chiesti dal Procuratore Pennisi. Ma non troviamo traccia della condanna per aver violato l’articolo 20.1 del Regolamento di Giustizia, vale a dire “dichiarazioni lesive della Federazione e degli Organi di Giustizia”.
In buona sostanza l’avvocato Paolini, presidente del Tribunale Federale asserisce di aver raggiunto prova del colloquio di Lorigiola con un giornalista, ma che il virgolettato apparso sul Gazzettino di Padova e sul Gazzettino di Rovigo, in data 6 ottobre 2023, in cui avrebbe espresso “rilievi lesivi della Federazione e degli Organi di Giustizia”, in realtà lesivi non sono, altrimenti avremmo trovato nel dispositivo un richiamo anche all’articolo 20.1. Paolini nelle motivazione dice di aver raggiunto la prova per deduzione di un colloquio tra il giornalista e Lorigiola, dunque ritiene realmente pronunciata la frase: “Di sicuro la Fir non ci fa una gran figura”, e di fatto dice che non è lesiva. Diversamente Lorigiola avrebbe preso una squalifica anche per questo.
Quindi perchè Fulvio Lorigiola ha preso tre mesi? Perchè secondo Paolini, che di fatto da ragione a Pennisi, il dirigente petrarchino ha rivelato il contenuto di un’udienza per un procedimento ancora in corso. Sai che novità? Parlano tutti. Dieci minuti dopo anche questo portale conosceva le virgole dell’udienza, eppure la nostra fonte non era Lorigiola. Potete verificarlo qui, anzi abbiamo dato anche più dettagli. La seconda motivazione è da ricercarsi nella mancata collaborazione di Lorigiola nei confronti della Giustizia sportiva. Quindi si chiedeva a Lorigiola di autodenunciarsi.
Tra le altre cose il Tribunale federale attribuisce all’opera di Lorigiola anche ampie parti dell’articolo non virgolettate. Come se i giornalisti non potessero appoggiarsi a più fonti, cosa invece necessaria per verificare la verità dei fatti. Dunque Paolini non prende proprio in considerazione la possibilità che il giornalista abbia sentito Lorigiola, che quest’ultimo abbia riferito dettagli superficiali per non incorrere in sanzioni e che una seconda fonte abbia invece raccontato minuziosamente l’andamento dell’udienza tanto da spingere il giornalista a virgolettare parole che Lorigiola non ha mai pronunciato con il giornalista ma che ha pronunciato in udienza o in altra sede. E’ la stampa bellezza: basta non scrivere bugie e tutto è concesso. Anche questo portale spesso virgoletta frasi di Innocenti effettivamente pronunciate e quindi vere, pur non parlando mai con Innocenti.
Probabilmente per chiarire questo dettaglio sarebbe bastato ascoltare dalla viva voce di Lorigiola l’andamento dei fatti senza affermare con presunzione di aver raggiunto la prova solo leggendo le carte. Anche la giustizia sportiva fonda il suo operato sull’assunto “oltre ogni ragionevole dubbio”. A tutti deve essere data la possibilità di difendersi. Anche perchè la giustizia sportiva fa molto uso delle videoconferenze. Convocare Fulvio Lorigiola per un’udienza virtuale non avrebbe causato disagi a nessuno e avrebbe consentito di mettere un bollino di equità sulla decisione. Anche per questo nel precedente articolo abbiamo asserito che non accade manco in Corea del Nord e, vogliamo credere, che questa sia stata un’eccezione dovuta alla troppa sicurezza dell’avvocato Paolini. Succede: speriamo sia più disponibile per il futuro. Perchè siamo certi che di queste situazioni in campagna elettorale ne vedremo molte e il Tribunale federale avrà di che lavorare.
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