Marzio Innocenti sulle orme di Attila ne riproduce le imprese e riesce nel progetto di struggere ogni cosa al solo passaggio. L’ultima frontiera del rugby inteso come condivisione, aggregazione e festa, era il Beach rugby, che garantiva partecipazione e promozione grazie alla buona volontà di chi dagli albori lo ha animato. Abbiamo usato il verbo al passato, perchè anche il beach è stato sporcato.
Succede che in questa stagione, la Fir ha voluto metterci dentro un piede, anzi due, attraverso il main sponsor della Nazionale Vittoria. Quindi al circuito che definiremo ‘amatoriale’ sotto il punto di vista organizzativo, è stato affiancato un circuito ‘professionistico o professionale’ sostenuto da Vittoria. Le squadre partecipanti ai due circuiti che hanno prodotto una sola classifica, sostanzialmente le stesse.
Ci sono un po’ di ‘però’. Il primo: vincere o piazzarsi in una tappa del circuito Vittoria garantiva punteggi maggiori rispetto alla partecipazione al circuito dei ‘poveri’. Secondo voi le squadre a quele tappe hanno preferito iscriversi? E secondo voi quali difficilltà hanno dovuto affrontare gli organizzatori delle tappe ‘dei poveri’?
Il secondo ‘però’, previsto dal regolamento sia chiaro, riguarda le squadre partecipanti alla tappa finale. Le prime 10 in classifica, la classifica stilata con punteggi diversi, con l’obbligo di ripescare una squadra siciliana e una sarda, nel caso non fossero presenti nella top ten. E in effetti la squadra sarda si è qualificata sul campo, mentre quella siciliana, arrivata 17esima, è stata ripescata ‘rubando’ un posto alla finalista della scorsa stagione.
Insomma: abbiamo portato la logica del Dio denaro anche nell’ultima competizione spensierata riservata ai seniores. E non sarebbe nemmeno un danno se le cose fossero state fatte con un criterio diverso. Ma integrare il rugby degli amatori con le logiche del main sponsor appare incomprensibile.
Di seguito le nota della squadra esclusa:
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