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Rugby – Con la Georgia non è una vittoria monca

Nov 17, 2024

Premessa obbligatoria: troppi, troppi errori che non possiamo permetterci se vogliamo ambire ai piani alti del rugby mondiale. Su questo torneremo a breve. Tuttavia, la vittoria contro la Georgia è netta, meritata e indiscutibile. Lo è perché, per i georgiani, è sempre la partita della vita, mentre per l’Italia è un punto di passaggio, sicuramente delicato, verso altre ambizioni.

L’Italia ha vinto perché è nettamente superiore. Perché ha una panchina profonda e un livello che si è alzato, non solo nei primi 15 uomini, ma nell’intero gruppo. Lo stesso non si può dire della Georgia, che rimane una squadra eccellente nei primi 10/12 uomini, ma poi presenta buoni giocatori, nulla più. Tuttavia, questo non è l’unico motivo.

L’Italia ha vinto perché non ha rinunciato al suo gioco. Gli Azzurri hanno provato in tutti i modi a non snaturare il proprio stile e la propria identità. Di fronte a una Nazionale georgiana che si è aggrappata al “mestiere” per rimanere in partita, spesso buttandola in “caciara” e sfruttando le poche occasioni avute, l’Italia ha mantenuto il controllo.

E ancora, l’Italia ha vinto perché, nel secondo tempo, ha dimostrato di avere la maturità per adattarsi all’avversario, la pazienza per fiaccare la trincea georgiana e, soprattutto, perché la bilancia della qualità, dopo i cambi, ha fatto segnare un saldo positivo per gli Azzurri.

Non dobbiamo nemmeno tirare fuori l’alibi delle assenze. Per pura cronaca, però, va detto che questa Nazionale, oltre alle defezioni registrate in settimana, ha dovuto fare a meno di capitan Lamaro in un battito di ciglia.

Ovviamente, mettere la testa sotto la sabbia non serve, e dunque torniamo alle note negative. Una su tutte: i punti d’incontro. Meglio rispetto all’Argentina (e ci mancherebbe), ma il breakdown non è stato all’altezza nemmeno oggi. Anche la Georgia ha sporcato tutto ciò che si poteva sporcare. Ha giocato al limite del fuorigioco (diciamo pure che era costantemente in fuorigioco), ma è evidente che, soprattutto nel primo tempo, gli Azzurri hanno “ciccato” la zampata finale a causa di un’uscita troppo lenta dell’ovale. Per una squadra che Quesada sta costruendo con il marchio di fabbrica della velocità di esecuzione, perdere un tempo di gioco significa scontrarsi con una difesa a cui viene concesso troppo tempo per riposizionarsi.

Il secondo elemento da sottolineare è il gioco al piede. Alternare le “forme” è sacrosanto, ma alzare tre palloni e regalare tre possessi dovrebbe spingere a cambiare strategia. Per tutto il primo tempo, l’Italia ha mostrato il fianco, incaponendosi in un gioco al piede mirato alla contesa e non al territorio.